Il “prodotto” videogioco ha cambiato negli anni nella mia percezione, il suo valore , non economico, ma anche e soprattutto culturale. Inizialmente consideravo i giochi come forma di svago, cosa naturale per un bambino di sei anni che gioca per la prima volta con il proprio Commodore 64. Per alcuni anni sono stato attirato in maniera ossessiva dia dai giochi domestici che da quelli arcade, ma ad un certo momento ho iniziato a capire che dietro a sprites, combo, distruzione, draghetti sparabolle, c’era qualcosa di diverso e in parte questa consapevolezza è nata e di è evoluta grazie alla scoperta di giochi più impegnativi, come le avventure o le simulazioni. Ho scoperto che dietro ci sono persone, idee, fatica, impegno, sperimentazione costante e ore di lavoro che non saranno mai retribuite. Fare dei finanziamenti a chi sviluppa e produce videogiochi vuol dire riconoscere uno status superiore al mero prodotto commerciale, riconoscere che si tratta di opere di ingegno che nascono a volte da un’idea, un bozzetto ( ancora ricordo i quaderni pieni di schizzi di Ivan Venturi), di qualcosa che va nutrito, finanziato e aiutato ad uscire dal proprio guscio per essere mostrato al pubblico. Alla fine non si deve dare valore solo alla parte commerciale, ma all’intero processo creativo. Se la 20th Century Fox non avesse dato credito a Lucas, oggi non solo non avremmo Star Wars, ma anche la Pixar, Photoshop, il montaggio digitale e un sacco di altre innovazioni legate allo sviluppo e alla creazione di SW.
Hai centrato il punto. La questione è anche promuovere il videogioco in quanto tale e non unicamente come vettore di produttività, profitto e commercio (non ho niente in contrario contro ognuna di queste cose: ma sono una parte del discorso e non l'intero).
Il “prodotto” videogioco ha cambiato negli anni nella mia percezione, il suo valore , non economico, ma anche e soprattutto culturale. Inizialmente consideravo i giochi come forma di svago, cosa naturale per un bambino di sei anni che gioca per la prima volta con il proprio Commodore 64. Per alcuni anni sono stato attirato in maniera ossessiva dia dai giochi domestici che da quelli arcade, ma ad un certo momento ho iniziato a capire che dietro a sprites, combo, distruzione, draghetti sparabolle, c’era qualcosa di diverso e in parte questa consapevolezza è nata e di è evoluta grazie alla scoperta di giochi più impegnativi, come le avventure o le simulazioni. Ho scoperto che dietro ci sono persone, idee, fatica, impegno, sperimentazione costante e ore di lavoro che non saranno mai retribuite. Fare dei finanziamenti a chi sviluppa e produce videogiochi vuol dire riconoscere uno status superiore al mero prodotto commerciale, riconoscere che si tratta di opere di ingegno che nascono a volte da un’idea, un bozzetto ( ancora ricordo i quaderni pieni di schizzi di Ivan Venturi), di qualcosa che va nutrito, finanziato e aiutato ad uscire dal proprio guscio per essere mostrato al pubblico. Alla fine non si deve dare valore solo alla parte commerciale, ma all’intero processo creativo. Se la 20th Century Fox non avesse dato credito a Lucas, oggi non solo non avremmo Star Wars, ma anche la Pixar, Photoshop, il montaggio digitale e un sacco di altre innovazioni legate allo sviluppo e alla creazione di SW.
Hai centrato il punto. La questione è anche promuovere il videogioco in quanto tale e non unicamente come vettore di produttività, profitto e commercio (non ho niente in contrario contro ognuna di queste cose: ma sono una parte del discorso e non l'intero).