Esisteranno due Ubisoft
Assassin's Creed, Far Cry e Rainbow Six vengono "staccati" dalla Ubisoft che abbiamo conosciuto
Ogni tanto il mondo dell’informazione videoludica può ancora essere protagonista di avvicendamenti positivi, dopo anni in cui o i siti chiudono, o vengono smembrati, o vengono focalizzati quasi solo a guide e articoli di consigli e trucchetti.
Solo pochi mesi fa avevo raccontato la chiusura della storica rivista Game Informer. Ma a sorpresa, è ritornata a vivere: praticamente con l’intera redazione, il suo sito e il suo archivio.
Come ha spiegato il direttore Matt Miller, Game Informer - che al tempo della chiusura era di proprietà di GameStop - è stata rimessa in piedi da Gunzilla Games, che ne ha acquisito i diritti. Gunzilla Games è uno sviluppatore di videogiochi, sta lavorando a Off The Grid e gestisce una piattaforma basata su blockchain; ma Game Informer opererà attraverso una società distinta, Game Informer Inc, e sostiene che rimarrà indipendente.
“Erano convinti, proprio come il nostro team, che l'unica strada da seguire - ha scritto Miller - fosse quella di avere un gruppo editoriale che prendesse il 100% delle decisioni su cosa trattare e come farlo, senza alcuna influenza da parte loro o di chiunque altro”.
C’è poi un’altra cosa. Poche settimane fa, è nato anche The Games Business. Non da una persona qualunque: il direttore è Christopher Dring, a lungo uno dei pilastri di GamesIndustry, uno dei migliori siti di videogiochi fino a pochi mesi fa - prima cioè che la redazione che lo ha reso ciò che è stato se ne andasse: oltre a Dring, anche il direttore James Batchelor, l’opinionista Brendan Sinclair e anche la vicedirettrice Marie DeAlessandri. Per altro, The Games Business è uno di quei progetti capace di generare notizie, il che è comunque rilevante e influente.
The Games Business è una newsletter, un podcast e sarà anche un evento fisico, che si terrà nella cornice della Summer Game Fest, il 9 giugno. Ciò anche perché il principale finanziatore di The Games Business è Geoff Keighley, organizzatore e conduttore dei The Game Awards e una delle voci più popolari degli ultimi anni nel settore.
Da cosa sono collegate queste due cose, la rinascita di Game Informer e la fondazione di The Games Business?
Né Game Informer né The Games Business hanno dietro un editore tradizionale.
Così come, citando un altro esempio meno recente, non ce l’ha Aftermath, nato da esuli di portali come Kotaku o il Washington Post. Da una parte, per Game Informer, c’è uno sviluppatore di videogiochi; dall’altra, per The Games Business, un popolare conduttore divenuto imprenditore.
Gli editori credono sempre meno nell’informazione videoludica, e ciò è evidente anche da questo.
Massimiliano
Alla fine Ubisoft ha deciso. Entro la fine dell’anno verrà finalizzata la costituzione di un’entità aziendale distinta, che sarà comunque legata a Ubisoft, in cui confluiranno le sue tre serie principali al momento. E per “principali” non intendo “storiche” o “famose”; bensì quelle serie che di recente hanno registrato buoni, o anche ottimi, risultati commerciali, con un giro d’affari superiore al miliardo di dollari. Cioè Assassin’s Creed, Far Cry e Rainbow Six.
Queste tre serie saranno d’ora in avanti gestite da una nuova entità, che ne avrà una licenza “esclusiva, irrevocabile e perpetua” in cambio del pagamento delle royalty alla Ubisoft “originale”. Al suo interno confluiranno anche i dipendenti dei vari studi - Montréal, Quebec, Sherbrooke, Saguenay, Barcellona e Sofia - che si stanno occupando di queste serie. La nuova azienda gestirà non solo i nuovi videogiochi, ma anche quelli già in commercio.
La seconda novità importante è che il gruppo cinese Tencent avrà circa il 25% delle quote di questa nuova azienda, attraverso un investimento di 1,16 miliardi di euro. Tencent è proprietaria di Riot Games (League of Legends), possiede la maggioranza delle quote di Supercell (Clash of Clans) e detiene già già il 10% di Ubisoft e il 15% del gruppo della famiglia Guillemot.
Alla “nuova” Ubisoft - credo che bisognerà dare un nome a questa cosa prima di fare confusione - è stato assegnato un valore di oltre 4 miliardi di euro.
Se consideriamo che al momento Ubisoft, quella “normale”, ha una capitalizzazione di mercato (ossia il valore complessivo di tutte le azioni messe insieme) di meno di due miliardi di euro, è chiaro che per comprendere il valore della nuova entità aziendale va considerato il potenziale percepito dalle parti coinvolte di un’entità aziendale più snella, e focalizzata su tre grandi serie. Il giorno successivo dell’annuncio il valore delle azioni di Ubisoft è salito di oltre il 10%.
La nuova Ubisoft avrà un suo gruppo dirigenziale, che sarà supervisionato dal consiglio di amministrazione e sarà “focalizzato sul miglioramento della visione creativa e sull’efficientamento delle operazioni, con l’autorità di prendere decisioni ad alto impatto e agili sullo sviluppo, sul marketing e sulla distribuzione”.
L’amministratore delegato di Ubisoft, Yves Guillemot, lo ha definito un passaggio “fondamentale” per cambiare il modello operativo della società.
“Con la creazione di una sussidiaria dedicata che guiderà lo sviluppo di tre dei nostri più grandi franchise e l'inserimento di Tencent come investitore di minoranza, stiamo cristallizzando il valore dei nostri asset, rafforzando il nostro bilancio e creando le migliori condizioni per la crescita e il successo a lungo termine di questi franchise”, ha aggiunto. “Con il suo team dirigenziale dedicato e autonomo, si concentrerà sulla trasformazione di questi tre marchi in ecosistemi unici".
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Parallelamente, tutte le altre serie - che includono Prince of Persia, Rayman e The Division - continueranno a essere coltivate, “accelerando la crescita dei titoli più performanti e facendo leva su nuove tecnologie su selezionate proprietà intellettuali”.
Per Ubisoft, questa è una soluzione a uno dei problemi che la sta piagando da tempo: staccare le serie principali e farne una cosa a sé, diversa, più snella e, si vedrà se sarà così, più efficace nelle operazioni. Una Ubisoft di “serie A”, in un certo senso, per gestire le serie che fatturano miliardi di dollari e attirano decine di milioni di persone ogni mese.
Bisogna tenere a mente però che si tratta soprattutto di un’operazione finanziaria: dal punto di vista creativo non è facile intuire, né intercettare, come ciò potrebbe impattare positivamente. In altre parole, capire come un’entità aziendale separata possa portare automaticamente a videogiochi migliori, più apprezzati e più venduti. Vedremo.
Intanto sappiamo che Assassin’s Creed Shadows sta registrando dei numeri promettenti: ha raggiunto 3 milioni di giocatori dal debutto del 20 marzo; per vendite nel giorno del lancio è stato il secondo nella storia della serie (probabilmente dietro Valhalla); e sul PlayStation Store è stato il miglior lancio di Ubisoft (una metrica strana).
Il secondo problema però riguarda tutto il resto; e non viene risolto da questa decisione finanziaria. Mi sto riferendo all’essere una società molto grossa, attualmente ha oltre 18.000 dipendenti, che non sta riuscendo a monetizzare adeguatamente alcune delle sue proprietà intellettuali migliori, in primis Prince of Persia.
In una nota interna il cui contenuto è stato diffuso da Insider Gaming, la direttrice degli studi, Marie-Sophie de Waubert, ha sottolineato che “se non state lavorando a questi brand (Assassin’s Creed, Far Cry e Rainbow Six, ndr), non significa che il vostro lavoro importi meno”. Ha aggiunto, “ovviamente, ciò porta con sé dell’incertezza e delle domande. Al momento, non abbiamo le risposte nel dettaglio, ma intendiamo impegnarci a comunicare con voi in modo trasparente e con regolarità”.
Nel comunicato stampa non si è fatto riferimento a manovre correttive nella Ubisoft “normale”. E bisognerà capire quanto di questi 1,16 miliardi di euro investiti da Tencent servano a evitare un ulteriore ridimensionamento che comunque, nonostante questa novità, sembra non essere escluso.
Le altre notizie, in breve
Il calo della Germania nel 2024
Il consumo di videogiochi in Germania ha registrato un calo del 6% nel 2024. Non accadeva da molto tempo: la Germania è il principale mercato europeo. Nel 2024 sono stati spesi in tutto 9,4 miliardi di euro, di cui oltre 5,5 miliardi nei videogiochi. Di questi, 921 milioni di euro sono stati spesi nei videogiochi completi (fisici o digitali): il resto, circa 4,6 miliardi, in microtransazioni e contenuti aggiuntivi in generale. Le vendite hardware sono scese del 10% e nel dettaglio quelle console del 26%, mentre sono salite quelle degli accessori (+5%). L'unica categoria che ha registrato una crescita è stata quella dei servizi online - dal cloud a PlayStation Plus e Game Pass - i cui ricavi sono saliti del 12%, fino a 965 milioni di euro. Secondo Felix Falk, managing director dell’associazione di categoria Game, “ciò è dovuto in parte al fatto che l'anno scorso ci sono stati meno videogiochi di successo e che la domanda di console si è normalizzata di nuovo”.
Scopeply e CD Projekt faranno un gioco mobile
Durante il resoconto finanziario, CD Projekt - produttore di Cyberpunk 2077 - ha svelato che sta lavorando insieme con l’editore mobile Scopely, che di recente ha annunciato che comprerà i videogiochi di Niantic, per un videogioco mobile basato su una delle proprietà intellettuali di CD Projekt. Non si sa altro. In merito ai risultati finanziari, nel 2024 CD Projekt ha registrato un calo del 17,9% del fatturato rispetto all’anno precedente e l’utile è sceso del 2,3%. Si tratta comunque di buoni risultati, considerato che nel 2024 non ci sono stati lanci rilevanti per la società: l’espansione Phantom Liberty per Cyberpunk 2077 è di settembre 2023. Attualmente CD Projekt è impegnata soprattutto nella produzione di The Witcher 4, che sta coinvolgendo oltre 410 persone sulle più di 700 dedicate allo sviluppo.
L’Arabia Saudita dei videogiochi, con un esempio
La giapponese SNK (The King of Fighters, Fatal Fury) da qualche tempo è di proprietà della Misk Foundation, cioè un’organizzazione non a scopo di lucro guidata dal principe dell’Arabia Saudita, Mohammed bin-Salman. Nel prossimo picchiaduro di SNK, ossia Fatal Fury: City of the Wolves, ci sarà il calciatore Cristiano Ronaldo; che attualmente gioca nel Al-Nassr, squadra del campionato saudita di calcio. Al-Nassr è posseduta al 75% dal fondo sovrano saudita, il Public Investment Fund. Ecco un esempio concreto del “gioco” che sta facendo l’Arabia Saudita in questo settore.
Un Nintendo Direct prima di un Nintendo Direct
Il 27 marzo Nintendo ha tenuto un Nintendo Direct in cui ha mostrato alcuni dei giochi che arriveranno su Nintendo Switch entro la fine dell’anno. Fra i principali Metroid Prime 4: Beyond, che continua a non avere una data d’uscita precisa; il rifacimento di Dragon Quest 1 e 2; Leggende Pokémon: Z-A. Sono stati svelati anche la rimasterizzazione dei videogiochi di ritmo Patapon 1 e 2 e Gradius Origins, raccolta per il 40esimo anniversario della serie: sono entrambi multipiattaforma. In più, Nintendo ha presentato le “schede di gioco virtuali”, una novità che coinvolgerà tanto Switch quanto Switch 2 e permetterà di condividere i giochi digitali fra due Switch, e anche prestarli, fino a 14 giorni, ad altri membri del gruppo famiglia. Questo nuovo sistema è facoltativo e, in ogni caso, Nintendo ha confermato che il vecchio metodo - con un account e due Switch, una principale e una secondaria - resterà. Mercoledì 2 aprile è previsto il Nintendo Direct su Nintendo Switch 2.
Ancora più in breve
Crystal Dynamics licenzierà 17 persone
Indiana Jones e l’Antico Cerchio, già disponibile su PC e Xbox Series X|S, debutterà su PlayStation 5 il 17 aprile
Il 10 aprile si terrà un nuovo evento del Triple-i Initiative, dedicata ai videogiochi indipendenti non così piccoli
RoboCop: Rogue City entrerà a far parte di PlayStation Plus da aprile
Prince of Persia: The Lost Crown uscirà su mobile il 14 aprile
Da leggere
Il game designer che gioca con la sua psiche - Christopher Byrd, The New Yorker
Le recensioni giapponesi di Assassin’s Creed Shadows riformulano il dibattito sull’accuratezza storica - Kazuma Hashimoto, Polygon
I videogiochi non possono sfuggire al loro ruolo nella radicalizzazione dei giovani uomini - Keith Stuart, The Guardian