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mar 19, 2023Messo Mi piace da Massimiliano Di Marco

Il paradosso relativo alla perdita dei videogiochi è che la loro stessa essenza digitale potrebbe renderli eterni, essendo alla fine solo dei programmi compilati che possono essere conservata e replicati teoricamente all'infinito. Mi viene a mente il libro di Stross, "Accelerando", che immaginava una civiltà umana che faceva upload sui server per poter viaggiare nello spazio e nel tempo, dove le memorie fisiche e digitali si univano in un unicum per creare una nuova generazione di umani disincarnati: farlo con i videogiochi sarebbe già un inizio, in quanto essi conservano in se il "codice" dell'epoca nei quali sono stati creati, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista storico e preservarli vuol dire preservare la memoria di epoche diverse, tramandare linguaggi desueti di programmazione e anche di trasmissione del messaggio attraverso il medium. Conoscere il passato può aiutarci a comprendere il futuro e questo deve valere per tutte le arti, così come leggiamo un libro del 1500 per capire quell'epoca, così come guardiamo "il Gabinetto del Dottor Caligaris" per comprendere la cinematografia, così come ascoltiamo la prima incisione fonografica per comprendere come oggi si possa avere ad esempio i file audio digitali, alla stessa stregua dovremmo essere in grado di poter accedere alle librerie di tutti i giochi pubblicati. Purtroppo oggi questa opera è demandata ai privati, in assenza di un intervento serio e concreto che permetta alle strutture pubbliche di poter avere la disponibilità di strumenti e mezzi per poter conservare queste "memorie".

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