I licenziamenti in Digital Bros
La società italiana ha annunciato una riduzione del 30% del personale, soprattutto fra gli studi di sviluppo.
Il 7 dicembre si terrà l’annuale serata dei The Game Awards, evento di intrattenimento in cui vengono svelati nuovi videogiochi o mostrati, fra una pubblicità e l’altra, nuovi contenuti legati ai videogiochi che già conosciamo. E intanto vengono anche assegnati premi ai migliori videogiochi dell’anno in varie categorie.
Da anni i The Game Awards stanno diventando uno dei momenti più attesi dell’anno videoludico. Da una parte perché il fondatore, Geoff Keighley, è ormai così intrecciato nel tessuto dell’industria che molti annunci rilevanti vengono fatti durante i The Game Awards. (Non sarei sorpreso se il primo trailer del prossimo Grand Theft Auto verrà trasmesso proprio ai The Game Awards.)
Dall’altra perché, appunto, vengono assegnati i premi: e una parte di questa celebrazione - è meglio questo o quell’altro - nasce da una costola della console war; che, piaccia o meno, resta ancora fra noi. Infatti secondo me non è un caso che una parte considerevole del dibattito attorno alle candidature, presentate nei giorni scorsi, sia ruotata attorno all’assenza di Starfield di Bethesda fra i titoli candidati al premio di videogioco dell’anno; che invece vede candidati Super Mario Bros. Wonder, Marvel’s Spider-Man 2, Alan Wake 2, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom, Baldur’s Gate 3 e Resident Evil 4.
Ciò è accaduto, tornando al ruolo dei The Game Awards, nonostante questo evento abbia una grande quantità di incongruenze che passano sempre meno inosservate ogni anno che passa.
Per esempio, Cocoon di Geometric Interactive candidato fra i giochi al debutto, nonostante fra i membri principali di questo studio ci siano persone che hanno lavorato a giochi come Limbo e Inside.
Oppure l’inclusione di Dave the Diver fra i candidati al miglior videogioco indie: nonostante sia pubblicato da Mintrocket, una sussidiaria di Nexon, grossa società giapponese con migliaia di dipendenti.
Eppure abbiamo deciso, per convenienza, che i The Game Awards debbano essere centrali nel calendario. Ancora una volta è una scelta di marketing, come tante altre che caratterizzano questo settore.
Perché nei giorni scorsi ci sono stati i Golden Joystick Awards, che hanno premiato vari videogiochi; ma se ne è parlato molto poco.
Perchè i premi assegnati durante i The Game Awards - che ricordo dipendono per la maggior parte dall’opinione di una giuria composta da siti di informazione e non - sono più importanti, per dire, dei Joystick Awards?
L’idea che mi sono fatto io è che i The Game Awards, che sono nati nel 2014, sono stati “qualcosa” quando c’era bisogno di “qualcosa” da sbattere in faccia delle persone che screditavano i videogiochi. meglio ancora se una popolare trasmissione televisiva.
In pratica sono stati ciò che per lungo tempo è servito, da un certo punto di vista, per fare evolvere il modo in cui il settore parla di se stesso; ancora una volta prendendo dal cinema, a cui il videogioco continua a guardare con un sacco di invidia. Come a dire: guardate, ci sono “gli Oscar dei videogiochi” (e ancora oggi vengono identificati così) con personaggi della televisione e del cinema e persino le pubblicità delle bevande energetiche: è ovvio che i videogiochi sono importanti a questo punto, no?
Nel tempo, però, questo “qualcosa” ha iniziato a stonare sempre di più con l’evoluzione che l’industria vorrebbe fare (o pensare di aver già fatto) e le sue incongruenze sono sempre più palesi. E anzi credo che questo “qualcosa” non sia nemmeno più così necessario; soprattutto perché i premi sono sempre meno rilevanti e di fatto parliamo di un evento di annunci, più che di celebrazione; e quindi di un evento sempre più caratterizzato da una cultura dell’attesa, dell’hype, del “chissà che bomba di annuncio tireranno fuori quest’anno”, con pochissimo spazio lasciato alle persone che vogliono commentare il premio - a meno che non se lo prendano, diciamo.
Eppure, ogni anno, siamo sempre qui.
Allora a questo punto mi chiedo, con la massima genuinità, se invece è giusto così e i The Game Awards sono l’evento che sono, con le sue incoerenze, perché, tutto sommato, la verità è che dal 2014 a oggi questo settore mica è cambiato tanto. E se c’è un settore dove l’incoerenza è intrinseca, be’, è proprio questo qua.
Massimiliano
Digital Bros, società italiana quotata all’Euronext Star Milan, ha annunciato una riduzione del 30% del personale e che ridurrà i progetti in fase di sviluppo. La riorganizzazione è “concentrata maggiormente negli studi di sviluppo”.
La società ha comunicato la decisione in una nota agli investitori, in cui ha evidenziato che dopo la pandemia i consumatori “sono più selettivi” e, in sostanza, preferiscono giocare agli stessi videogiochi per più tempo.
“La strategia editoriale di Digital Bros si è dovuta adattare a queste nuove dinamiche competitive, focalizzandosi su nuove versioni di giochi di successo e su un numero limitato di nuove proprietà intellettuali con budget di sviluppo e comunicazione significativi”, ha aggiunto, lasciando quindi intendere che preferirà creare sequel anziché nuove proprietà intellettuali. Insomma: andare più sul sicuro.
D’altronde non deve sorprendere che le persone preferiscano giocare al sequel di un videogioco che già hanno apprezzato rispetto a un videogioco completamente nuovo; e credo che, in realtà, già prima della pandemia questo aspetto fosse rilevante nelle strategie delle aziende.
Forse, però, l’elemento nascosto fra le righe è che sviluppare videogiochi costa più di prima e quindi anche sbagliare costa più di prima.
Chi fa parte di Digital Bros
Digital Bros è un gruppo italiano, con sede a Milano, che è nato come distributore di videogiochi (Halifax) di serie come Tomb Raider e Pro Evolution Soccer (oggi eFootball).
La sua espansione comincia nel 2007, pochi anni dopo essersi quotata in borsa, quando cioè fonda l’editore 505 Games, entrando quindi nel segmento del publishing. Per intenderci fra i giochi pubblicati da 505 Games ci sono Control, Dead by Daylight, Human Fall Flat, Ghostrunner 2 e Death Stranding: Director’s Cut su PC (e pubblicherà le versioni mobile del gioco).
Ma Digital Bros ha anche un’ampia divisione dedicata allo sviluppo di videogiochi, composta da studi sia italiani sia esteri. Gli studi italiani sono:
Kunos Simulazioni, che gestisce la serie di corse Assetto Corsa;
Avantgarden, precedentemente nota come Ovosonico. L’ultimo gioco creato è stato Last Day of June, pubblicato nel 2017;
Supernova Games Studios.
Gli studi esteri invece sono:
l’australiana Infinity Plus Two (Puzzle Quest);
la britannica DR Studios (Terraria);
la canadese Nesting Games;
e la ceca Ingame Studios (Crime Boss: Rockay City).
Un breve quadro finanziario.
Nel trimestre fra luglio e settembre Digital Bros ha registrato un fatturato di 20,2 milioni di euro, in calo del 9,7% su base annua. Il segmento “premium games”, di cui fanno parte i videogiochi per PC e console, ha rappresentato oltre il 74% di tutti i ricavi. Più di metà dei ricavi, il 55%, è derivato da proprietà intellettuali possedute dal gruppo Digital Bros.

Nell’anno fiscale 2022/2023, cioè fra luglio 2022 e giugno 2023, i ricavi complessivi sono stati di 118 milioni di euro, in calo del 10% rispetto all’anno precedente, mentre l’utile è stato di 9,6 milioni di euro, in netto calo rispetto ai quasi 29 milioni di euro dell’anno precedente. I videogiochi premium sono stati il 78,3% dei ricavi totali.
I licenziamenti
Ho cercato informazioni per capire quali studi fossero effettivamente coinvolti nella riorganizzazione.
"Le recenti decisioni di Digital Bros non hanno avuto conseguenze sulle attività di Kunos Simulazioni né in termini di organico, né per quanto riguarda le attività ordinarie e i progetti in corso d'opera che continuano come da programma”, ha detto a Insert Coin il co-fondatore dello studio, Marco Massarutto.
Non sono riuscito a trovare sufficienti informazioni per stabilire se Supernova e Avantgarden siano coinvolte; mentre da un’analisi dei profili di LinkedIn è evidente che la britannica DR Studios è stata colpita - anche se non sono riuscito a stabilire quante persone siano state licenziate - così come anche alcuni reparti di 505 Games, fra cui quello della comunicazione.
I licenziamenti erano già partiti prima della comunicazione di Digital Bros dei giorni scorsi.
Contattata al telefono, Digital Bros non ha voluto aggiungere nuove informazioni rispetto a quelle già pubbliche.
Tutti gli altri
Digital Bros non è stata la sola ad annunciare licenziamenti per ridimensionare i costi.
Nei giorni scorsi, infatti, Amazon ha licenziato 180 persone. Christoph Hartmann, vicepresidente di Amazon Games, ha detto ai dipendenti via email che nonostante una prima riorganizzazione risalente allo scorso aprile, “è diventato chiaro che avevamo bisogno di focalizzare ancora di più le nostre risorse sulle aree che stanno crescendo con le maggiore potenzialità di spingere in avanti la nostra attività”.
Ma hanno annunciato tagli al personale anche Humble Games, Kongregate e Two Desperados.
Nel settore circa 7.800 persone sono state licenziate quest’anno secondo l’elenco compilato da Jan David Hassel, game designer anziano in DICE.
Le altre notizie, in breve
Un nuovo videogioco italiano
Si intitola On Your Tail, è sviluppato da Memorable Games e sarà pubblicato nel 2024 su PC e Switch. È un’avventura investigativa ambientata in una località marittima. Qui puoi vedere il trailer.
Novecento
Embracer ha presentato i più recenti risultati trimestrali: fra luglio e settembre le vendite sono cresciute del 13% su base annua, mentre il debito è stato ridotto a 14,6 miliardi di corone svedesi (circa 1,27 miliardi di euro). Per altri dettagli, ti suggerisco il riassunto di Gamesindustry.
Da quando Embracer ha annunciato una riorganizzazione interna, proprio per ridurre i costi e riassestare le sue finanze, sono state licenziate 900 persone, ossia il 5% del personale. Questo numero riguarda i dati fino al 30 settembre; quindi non considera i licenziamenti più recenti, che hanno coinvolto Cryptic Studios, Digic e Zen Studios. E altri ancora ne verranno.
Amazon Luna ha debuttato in Italia
Amazon Luna, servizio di cloud gaming della società, è disponibile in Italia. Le persone abbonate a Prime hanno accesso a una selezione di titoli senza costi aggiuntivi, fra cui Fortnite, Ride 4 e Trackmania; mentre sono disponibili canali a pagamento che richiedono un abbonamento, come Luna+ e Ubisoft+.
Ritorna The Last of Us Parte 2
Il 19 gennaio verrà pubblicata una rimasterizzazione per PlayStation 5 di The Last of Us Parte 2, con qualche miglioramento grafico e anche un commento degli sviluppatori durante il gioco. Sarà disponibile anche un’edizione speciale, che includerà, fra le altre cose, una toppa, delle spille e un cofanetto dedicato. Chi ha già il gioco su PS4 potrà avere l’edizione aggiornata pagando 10 euro.
Una ricca edizione fisica di Baldur’s Gate 3
Nei prossimi mesi Larian Studios pubblicherà un’edizione fisica da collezione del suo videogioco di ruolo Baldur’s Gate 3, che costa 79,99 euro, per PC, PS5 e Xbox Series X. Oltre ad alcuni contenuti digitali, e ovviamente al disco, saranno inclusi: una mappa del mondo di gioco; la colonna sonora; 32 adesivi; due toppe e una confezione speciale.
Ancora più in breve
In Rainbow Six Siege sarà possibile comprare e vendere le personalizzazioni estetiche, le skin, dell’equipaggiamento. Sì, come in Counter-Strike
Annapurna Interactive, editore di Stray, Cocoon e Thirsty Suitors, ha acquisito lo studio sudafricano 24 Bit Games, che ha aiutato proprio nello sviluppo di alcune produzioni pubblicate da Annapurna
Il videogioco mobile Monopoly Go, che ho approfondito di recente, ha superato il miliardo di dollari di ricavi
Mentre un altro videogioco mobile, Monster Strike, ha superato i 10 miliardi di dollari di ricavi, registrati praticamente solo in Giappone
Da leggere
I film dai videogiochi prenderanno il posto di quelli Marvel? - Keza MacDonald, The Guardian
Non sono così convinto che i game awards siano serviti a rendere i videogiochi qualcosa di simile ai film, se non nel nostro bisogno di vivere una costante senso di inferiorità quando parliamo di video. Banalmente perché agli Oscar non si proiettano trailer.