Aumenti, aumenti ovunque
Dopo Nintendo, prima Sony e ora anche Microsoft hanno alzato i prezzi di console e giochi
Ci provo, davvero. Vorrei che Insert Coin potesse, ogni tanto, essere più leggero.
Vorrei poter raccontare solo di giochi che sorprendono; di community che si sostengono; di piccoli studi che ce la fanno; di idee folli che diventano realtà. Perché tutto questo esiste ed è importante ricordarselo: i videogiochi sono anche meraviglia, invenzione, bellezza.
Ma poi ci sono settimane come quella appena trascorsa. Vado con ordine.
Tim Cain, producer e programmatore del primo videogioco di Fallout, ha raccontato che gli fu ordinato di cancellare tutto il materiale dello sviluppo del gioco in suo possesso. Documenti, asset, strumenti; perfino gli appunti personali. Perché l’azienda, Interplay, voleva “fare pulizia” e tenere un archivio interno. Poi, ovviamente, la società ha perso tutto e il materiale di Cain sarebbe stato molto utile. Un aneddoto che ci spiega bene come per anni, forse ancora oggi, non ci sia preoccupati della preservazione: non solo del videogioco, ma anche della sua lavorazione.
Poi, Electronic Arts ha licenziato 300 persone. Per continuare a crescere, dice. Dall’inizio dell’anno, le persone licenziate nel settore sono oltre 2.000.
Poi il game designer Yoko Taro (Platinum Games) ha detto che, secondo lui, fra cinquant’anni gli sviluppatori saranno come i bardi del passato, perché resi obsoleti dall’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Un’immagine poetica e insieme terribile, detta da uno che ha usato il videogioco per interrogarsi sul senso stesso della creazione.
Microsoft viene accusata dai sindacati di Zenimax di ostacolare le trattative per migliorare le condizioni di chi lavora in Bethesda. “Siamo frustrati”, hanno scritto in un comunicato. E si capisce.
Polygon, fra i più popolari siti di informazione videoludica, è stato venduto a una società che vive di clic, Valnet, già proprietaria di siti del settore come The Gamer e Game Rant. Parte della redazione - fra cui il direttore Chris Plante, il vicedirettore Matthew Reynolds e la senior reporter Nicole Carpenter - è stata mandata via; e quindi, meno spazio per approfondimenti, opinioni e reportage.
Infine, c’è Lesta Studios, che il governo russo ha sequestrato. Sì, sequestrato. Perché la sua ex società madre, Wargaming, aveva osato criticare l’invasione dell’Ucraina. Una mossa punitiva, che dice molto su come la geopolitica oggi attraversi anche questo medium; anzi, si faccia anche attraverso questo medium.
E allora perdonatemi, davvero, se non riesco a essere più leggero.
Massimiliano
Il 2025 ci ha dimostrato che una cosa riesce a mettere d’accordo tutti e tre i produttori di console: l’aumento dei prezzi.
Negli ultimi giorni Microsoft ha annunciato aumenti per praticamente tutto ciò che riguarda l’ecosistema Xbox, in virtù delle “condizioni di mercato e dell’aumento dei costi di sviluppo”.
Le console Xbox Series X e S costeranno di più. I controller ufficiali pure. Per capirci, in Europa, Xbox Series X costerà 599 euro, 50 euro in più di prima; Xbox Series S 349 euro, anche qui 50 euro in più. La versione da 2 TB di Xbox Series X arriverà a costare 699 euro.

Negli Stati Uniti gli aumenti sono maggiori: 100 dollari in più per Xbox Series X; 80 dollari in più per Xbox Series S. Inoltre, alcuni giochi pubblicati da Microsoft vedranno un ritocco verso l’alto, fino a 80 dollari negli Stati Uniti, alla fine dell’anno. L’aumento di prezzo non coinvolge, quindi, i giochi di prossima uscita, come Doom: The Dark Ages. In Europa ci siamo già abituati, visto che 80 euro per un nuovo videogioco è il prezzo applicato da anni.
(Non è chiaro se gli 80 dollari si potrebbero tradurre in 90 euro a fine anno: staremo a vedere, Microsoft non ha detto niente in questo senso.)
Ma Microsoft non è l’unica. Sony aveva già aumentato il prezzo della PlayStation 5 Digital Edition ad aprile, portandolo a 499 euro in Europa (contro i 449 precedenti), indicando “un contesto economico difficile, caratterizzato da un’inflazione elevata e da fluttuazioni dei tassi di cambio” come giustificazione di questa “difficile decisione”. Però, ha ridotto il prezzo dell’unità disco, che acquistata separatamente “completa” l’edizione digitale della console.
Mentre Nintendo, con Switch 2, entrerà direttamente nella nuova era con un prezzo di lancio fissato a 469 euro - 140 euro in più rispetto al lancio di Switch nel 2017 - e giochi che arriveranno a 90 euro per l’edizione fisica di esclusive come Mario Kart World.
Più in generale, questa è stata la generazione degli aumenti. Abbonarsi a PlayStation Plus costava 60 euro all’anno fino al 2023, poi è salito a 72 euro; e così anche i piani Extra (da 100 a 126 euro) e Premium (da 120 a 152).
Un mese di Game Pass su console costava 10 euro: oggi serve un abbonamento a 15 euro, e che non include i nuovi videogiochi al lancio. Game Pass Ultimate, la versione “tutto incluso”, costava 13 euro: oggi ne costa 18.
I videogiochi sono passati da 70 a 80 euro.
Insomma, chiunque voglia entrare (o restare) nel mondo delle console nel 2025 dovrà mettere mano al portafoglio più del previsto.
Per di più, sta avvenendo - anzi, è già avvenuto - un importante cambiamento. Per diverse generazioni, compresa quella di PlayStation 4 e Xbox One, siamo stati abituati che il prezzo d’ingresso delle console - vuoi anche per modelli più economici come le versioni “slim” oppure Xbox One S - diminuiva con il passare degli anni. Invece, ormai è al contrario: la preferenza temporale sta cambiando ed è quasi meglio prendere al “day one” perché non si sa mai che possa accadere.
Al lancio del 2020, Xbox Series X costava 499 euro e Xbox Series S 299 euro; PlayStation 5 499 euro (con unità disco) o 399 euro (digitale). Già negli anni scorsi c’erano stati aumenti, sempre giustificati con le condizioni del mercato, l’inflazione e l’aumento dei costi di sviluppo.
La vera domanda non è “perché ora?”, ma “perché aspettare?”
La risposta più ovvia per questi aumenti recenti ha un nome: dazi.
Nelle scorse settimane, l’amministrazione statunitense guidata dal presidente Donald Trump ha annunciato un aumento drastico dei dazi su diverse categorie di prodotti importati, per esempio, da Cina e Vietnam, inclusi dispositivi elettronici.
Traduzione: produrre e assemblare una console costa di più. Molto di più.
La risposta vera è più complessa.
Le console moderne sono macchine costose da costruire, da aggiornare, da supportare. I prezzi di lancio spesso non coprono interamente i costi (soprattutto all’inizio del ciclo vitale). Finché i costi sono stabili, le aziende assorbono. Ma quando i margini si stringono e gli utili calano - e il pubblico console non cresce, aggiungo - allora l’aumento dei prezzi diventa inevitabile.
Per quanto possa sembrare cinico, oggi il tempismo è perfetto: i giocatori non sono felici, ma non sono neanche sorpresi. Aumenta il prezzo di tutto, perché dovrebbe sorprenderci che aumenti anche quello dei videogiochi?
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Nel 2020, l’idea che un gioco potesse costare 80 euro sembrava una provocazione. Nel 2025, è la prassi: ci siamo abituati.
Nel 2017, una console portatile che costasse 469 euro sarebbe sembrata impensabile. Oggi, è realtà.
Il concetto stesso di “prezzo di listino” è cambiato.
Non esiste più un riferimento stabile: ogni prodotto ha mille edizioni, bundle, sconti lampo, servizi in abbonamento che spostano la percezione. Un gioco da 80 euro può essere incluso in Game Pass oppure offerto pochi mesi dopo su PlayStation Plus. Una console da 549 euro può avere un taglio durante il Black Friday da 429 euro, salvo poi tornare su.
Il prezzo “ufficiale” è solo una variabile nella strategia. Ma quando tutti i prezzi salgono insieme, non è più una strategia: è una nuova realtà.
Tanto, alla fine, compriamo
La cosa più interessante, però, è un’altra: nessuno ha voglia di ribellarsi. Non ci sono reali boicottaggi. Non ci sono petizioni. C’è rassegnazione e un po’ di cinismo.
Sì, ci si lamenta che il nuovo dolcetto costa 10, 20 euro di più. O, nel caso delle console, 100, 150 euro di più. Ma poi gli appassionati ingoiano il nuovo dolcetto, anche se ha un cattivo sapore: perché non vogliono rinunciarci. Costi quel che costi, letteralmente.
Nel 2006 l’allora presidente di Sony Computer Entertainment Ken Kutaragi disse che le persone sarebbero state disposte - anzi avrebbero proprio voluto - lavorare di più per permettersi di comprare PlayStation 3. È vero che poi quel prezzo così alto - 600 euro nel 2007, eh - mise Sony in difficoltà e impiegò un’intera generazione, a colpi anche di ottimi titoli in esclusiva, a riprendersi.
Ma oggi, le cose non mi sembrano tanto diverse. Eppure, non è solo la console che costa di più: ma tutto quanto. Nonostante ciò si toglie qualcosa di qua, si toglie qualcosa di là; al massimo si rimanda, ma il pensiero di rinunciare del tutto non viene contemplato.
Il giocatore medio, poi, ha capito che questa generazione di console è fatta per durare di più, ma anche costare di più; che i giochi durano anni, ma si pagano a pezzi (base, DLC, stagioni, pass). E che se vuoi risparmiare davvero, non serve lamentarsi: devi aspettare.
Il paradosso è che l’industria lo sa e si sta ricalibrando di conseguenza. I grandi editori spingono le offerte, i bundle, gli abbonamenti. Perché hanno capito che, oggi, il prezzo pieno è solo per chi ha fretta.
C’è una retorica, tra chi decide i prezzi, che dice: “Il gioco oggi offre più valore di prima”. Ed è vero, verissimo: perché i mondi sono più grandi, il supporto post-lancio è spesso impressionante e la qualità visiva è altissima.
La verità, però, è che il valore non lo decide chi crea: lo decide chi gioca.
E in un mercato (dell’intrattenimento in generale) dove tutto costa di più, ma l’attenzione resta limitata, anche il miglior gioco del mondo può diventare irrilevante se arriva nel momento sbagliato.
Oggi ogni videogioco è in concorrenza non solo con altri giochi, ma con Netflix, TikTok, Spotify; la vita.
Perciò, in un mondo in cui le proposte gratuite sono sempre di più, nonché molto allettanti, chiedere sempre più soldi diventa sempre più difficile.
Le altre notizie, in breve
Grand Theft Auto VI è stato rimandato al 2026
Rockstar Games ha comunicato che Grand Theft Auto VI, inizialmente previsto entro la fine dell’anno, è stato rimandato: uscirà il 26 maggio 2026. “Ci dispiace molto che questo ritardo sia stato maggiore del previsto”, ha scritto la società in una breve nota. “Con ogni gioco che abbiamo pubblicato, l'obiettivo è sempre stato quello di cercare di superare le vostre aspettative, e Grand Theft Auto 6 non fa eccezione. Speriamo che comprendiate che abbiamo bisogno di questo tempo extra per offrire il livello di qualità che vi aspettate e meritate”.
I risultati trimestrali di Xbox
Fra gennaio e marzo, Xbox ha registrato un fatturato in crescita del 6% su base annua. I servizi e i contenuti sono cresciuti del 9%, guidati soprattutto da Game Pass, Minecraft e Call of Duty; mentre i ricavi dall’hardware sono scesi del 5%. Microsoft non ha comunicato un dato aggiornato sulle persone abbonate a Game Pass, ma ha riferito che, in questo trimestre, i ricavi generati da PC Game Pass sono saliti del 45% e che l’interesse generato da Un Film Minecraft ha aumentato in modo consistente il numero di utenti attivi ogni settimana nel gioco. Per il trimestre che si chiuderà a giugno, Microsoft si aspetta, per Xbox, una crescita dei ricavi in singola cifra. L’intero gruppo ha fatturato 70,1 miliardi di dollari, in crescita del 13%, e un utile di 25,8 miliardi di dollari, in crescita del 18%.
Electronic Arts licenzierà 300 persone
Electronic Arts ha annunciato il licenziamento di 300 persone in tutto, di cui 100 in Respawn Entertainment, sviluppatore della serie Star Wars Jedi. La dirigenza ritiene che in questo modo la società sia meglio posizionata per continuare a crescere e che questi cambiamenti permettano di gestire meglio le risorse. Respawn ha cancellato anche due progetti che erano ancora in fase di incubazione; i licenziamenti hanno coinvolto le persone attive su Apex Legends e Star Wars Jedi. Contemporaneamente, EA non ha rinnovato la licenza del WRC, il campionato mondiale di rally: Codemasters, che ha sviluppato EA WRC 23 (e poi i suoi contenuti aggiuntivi), metterà in pausa nuovi giochi di rally. Anche per questo alcune persone verranno licenziate da Codemasters
I buoni risultati di Krafton
Fra gennaio e marzo, Krafton, editore di PUBG, ha registrato un aumento dei ricavi e del reddito operativo. Nel primo caso è salito del 41,6% rispetto al precedente trimestre e del 31,3% su base annua. Il reddito operativo è salito, invece, del 47,35% in un anno. Ciò in particolare grazie al debutto del simulatore di vita Inzoi, all’espansione della proprietà intellettuale di PUBG e anche alla crescita di Battlegrounds Mobile India (la versione indiana di PUBG Mobile). L’editore ha segnalato, più nel dettaglio, che Inzoi è il suo titolo venduto più velocemente (con un milione di copie in una settimana) e che PUBG ha registrato 1,4 milioni di utenti contemporanei a marzo.
Il ritorno di Flappy Bird
Il videogioco mobile Flappy Bird è stato ripubblicato su Android, tramite l’Epic Games Store (che va scaricato dal sito ufficiale e installato sul dispositivo). Questa versione, diversamente da come era stato presentata all’inizio, non include contenuti legati alle criptovalute o i Non Fungible Token: è gratuita e monetizza tramite pubblicità e microtransazioni. Anni fa, l’originale Flappy Bird, realizzato da un singolo sviluppatore, cioè Dong Nguyen, ebbe un rapido e quasi incredibile successo, arrivando a milioni di download. Ma lo sviluppatore scelse di toglierlo perché era a disagio con quel successo. Ora Flappy Bird Publishing, ma ha raccolto il marchio dopo che era stato abbandonato, lo ha riproposto, più o meno con le stesse dinamiche di gioco: bisogna far passare un impacciato uccello fra dei tubi, cercando di arrivare il più a lungo possibile.
Monopoly Go va molto bene
Il videogioco mobile Monopoly Go, dove bisogna superare i vari tabelloni costruendo vari edifici, ha generato ricavi pari a 5 miliardi di dollari. Ha debuttato ad aprile 2023, quindi ci ha impiegato appena due anni. In un post pubblicato sul blog ufficiale, il presidente dei videogiochi di Scopely, Massimo Maietti, ha evidenziato che al videogioco stanno lavorando 500 persone sparse in varie parti del mondo. Scopely è il produttore mobile che fa parte di Savvy Games e che di recente ha acquisito i videogiochi di Niantic, fra cui Pokémon Go.
Ancora più in breve
La data di uscita di Borderlands 4 è stata anticipata: uscirà il 12 settembre
Elden Ring ha venduto trenta milioni di copie
Wuchang: Fallen Feathers, sviluppato dallo studio cinese Leenzee e pubblicato da 505 Games, uscirà su PC e console il 24 luglio
I ricavi di Remedy sono saliti del 24,1%, anche grazie ai risultati delle vendite di Alan Wake 2
Anche Giant Bomb non se la passa bene e diverse persone della redazione se ne sono andate
Prince of Persia: The Lost Crown ha superato i due milioni di giocatori
Hai dimenticato di citare che già oggi i giocatori sono contenti di pagare 10 o 20€ per giocare un gioco 3-4 giorni prima degli altri e di giocarlo nella versione peggiore disponibile, visto che manca la patch dayone